Dopo i casi Diciotti e Sea Watch è alta la tensione tra governo e toghe. Il tema dei migranti e dei diritti, già emerso tra quelli centrali all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, è ritornato con insistenza anche nelle cerimonie che si sono svolte nelle varie corti d’appello, in giro per l’Italia: nessun riferimento diretto, ma molti gli accenti esplicitamente critici rispetto alla linea Salvini.
«Sceglierà il Senato – dice il vicepremier – sull’evidente invasione di campo di qualche giudice di sinistra che vuol fare politica. Ho il cellulare pieno di messaggi di magistrati, avvocati, giudici e uomini di chiesa liberi. Andiamo avanti a testa alta con coraggio ed onestà». Il vicepremier, in ogni caso, si mostra tranquillo: «Abbiamo tanto da fare, tanto da lavorare, tante tasse da abbassare, quindi non ci sono crisi, problemi dietro l’angolo, io sono assolutamente tranquillo», dice Salvini replicando a Milano a una domanda sull’ipotesi che il M5S voti sì alla sua messa in stato d’accusa.
«Sono l’uomo più tranquillo del mondo – sottolinea – nel senso che sto facendo il Ministro e sto facendo quello che dovrebbe fare ogni buon italiano: ovverosia difendere i confini, difendere la sicurezza del mio Paese. Giudicherà il Senato se sto facendo bene».